Il dibattito sul legame esistente fra medicina e filosofia è
stato fin dall'antichità classica molto acceso , che ruolo spetta alla filosofia
nel curriculum del medico?
Questo argomento è tornato nuovamente attuale non solo per
l'importanza formativa che questa disciplina riveste per il singolo medico , ma
anche per determinare il miglioramento del rapporto fra questo e il
paziente.
Il recupero della disciplina umanistica può essere ricondotto
a due cause fondamentali, da una parte come risposta alla clinica
"tecnologica " e dall' altra per controbilanciare l' approccio
olistico proprio delle medicine orientali.
Sprengler, filosofo tedesco
vissuto fra il 1880 e il 1936, nella sua Opera “Il tramonto dell’Occidente”, aveva definito la medicina come figlia
della filosofia, ma pur essendo la parte teorica della medicina una conseguenza
dell'approccio speculativo della filosofia della natura del VI sec a.C., a
partire dal V sec., è la medicina
stessa, con le sue questioni di ordine pratico e metodologico che puo’
costituire il punto di partenza del pensiero filosofico. I confini delle due
discipline possono spesso confondersi in una dialettica feconda per entrambe.
L'incipit sia per i medici che per i filosofi era
l'uomo , le teorizzazioni dei primi avevano però un andamento circolare ,
partivano e ritornavano sempre al paziente al fine di migliorare la terapia. In
questo contesto sono importanti non solo le considerazione di ordine teologico
e filosofico che emergono dai trattati del Corpus attribuibili ad
Ippocrate (460-360 ca. a.C) , ma
nello stesso ambito anche gli studi fatti da Aristotele (384-382 a.C.) sulla
natura dell' uomo , sulla malinconia e sui sogni . Cosi’ come i medici avevano
bisogno del sapere e del metodo filosofico cosi’ i filosofi, non solo si
dilettavano a speculare sulle conoscenze mediche, ma le incorporavano nei loro
trattati. Questo fenomeno ha determinato un progressivo aumento della
consapevolezza della professione medica che si e’ emancipata non solo dalla
speculazione filosofica, ma anche dalla teologia.
Durante l’Ellenismo il punto di incontro e scontro fra le due
discipline era soprattuttuo di carattere metodologico, tanto che anche in
ambito medico, si assisteva alla nascita di diverse scuole di pensiero.
Razionalismo o Empirismo? Teoria o “Evidence Based Medicine”? Diocle di
Caristo, forse uno dei piu’ importanti rappresentanti della classe medica del
periodo, in uno dei suoi frammenti (176),
ripreso successivamnete da Galeno nel “ De alimentorum facultatibus”, esprime la sua posizione a favore
dell’esperienza come punto di partenza per valuatare la malattia e le
proprieta’ dei farmaci. Non tutti i medici infatti “presentano un acume innato” o sono stati educati al
ragionamento teorico , mentre l’esperienza e’ comune a tutti e permette di valutare la gravita’ della malattia e
il potere e le qualita’ delle sostanze. Proprio grazie all’analisi del legame
esistente fra le caratteristiche delle sostanze e le loro proprieta’
terapeutiche, Diocle ha anticipato un’altra importante questione che verra’
ripresa sia da Aristotele che da medici e filosofi nel corso dei secoli, ossia
il principio di causa-effetto. Il
medico, di fronte a un paziente, deve sempre considerare non solo le cause
della malattia, ma soprattutto in un periodo come quello odierno, in cui la
terapia farmacologica ha preso il sopravvento, gli effetti della terapia
sull’individuo.
Con la nascita delle università, nel Basso Medioevo, nacque
l’esigenza di definire il percorso formativo del medico. Numerosi sono infatti
i trattati di filosofi, medici e clerici che ribadiscono la necessita’ dello studio dei testi
“classici”. Secondo una bolla
papale emanata ad Avignone nel 1309, lo studio durava cinque anni “nel caso in
cui (lo studente ) avesse già conseguito il grado di maestro delle arti del
trivio e del quadrivio, altrimenti per sei anni contando almeno otto mesi per
anno”. Gli studi preliminari per poter accedere all’apprendimento delle scienze
di base comprendevano la grammatica, la retorica e la logica. Oltre a ciò lo
studente doveva sapere di aritmetica, geometria , musica e astronomia. Solo con
questo bagaglio propedeutico , gli studenti potevano accedere al commento dei
testi dei medici-filosofi classici come Ippocrate, Galeno, Avicenna e di
Costantino l’Africano.
Questi non erano
fondamentali solo dal punto di vista filosofico inteso in senso
contemporaneo, per allenare i medici alla speculazione teorica, ma soprattutto
per il supporto teorico e scientifico. Si ribadisce l’idea di medico come
esperto non solo della natura dell’uomo ma anche di quella in senso lato, della
fusis. A questo si deve il
termine di phisyscian,
ancora in uso nel mondo anglosassone. Il medico , ricco di dottrina e di esperienza , diventa Dottore in grado anche di edocere medicos, cioe’ di indottrinare i medici e spesso questa
figura poteva non corrispondere a
quella del curante.
Sempre in questo periodo sono importanti i testi di
Maimonide, filosofo , rabbino e medico spagnolo vissuto nel XI secolo, che
crede, in senso epicureo, che la filosofia debba essere medicina per qull'anima
percossa dai tanti moti "Il medico, per essere medico, non avrà da
investigare o iperscrutare (troppo) i testi della propria disciplina alla
ricerca di quanto occorre per fugare queste impressioni (cioè le stimolazioni
psichiche nocive). Questi scopi si possono ottenere con la filosofia e con l'
etica."
Filosofo, Dottore e Curante, questa figura completa e
complessa nel tardo Medioevo, a causa delle grandi Carestie e della peste
iniziò a decadere. L’Epidemia di “peste nera” del 1347-1348 col suo immane
disastro demografico, biologico e sociale segnò infatti una crisi profonda in
seno alla medicina e ai medici. Il sapere filosofico era insufficiente ad arginare la piaga della malattia,
serviva solo l’aiuto caritatevole e numerose e forti braccia che si potessero
prendere cura degli infermi. Si potrebbe parlare secondo Cosmacini , medico e storico
della Medicina all’Universita’ Vita Salute San Raffaele, “ di una vera e
propria bancarotta teorico-pratica, per la medicina e per i medici” . Lo stesso
Boccaccio nel Decameron descrive la situazione da testimone oculare “Quanti valorosi uomini, quante belle
donne quanti leggiadri giovani, li quali non che altri, ma Galeno, Ippocrate ed
Esculapio avrieno giudicati sanissimi, la malattina desinarono co’ lor parenti,
compagni ed amici, che poi la sera vegnente appresso nell’altro mondo cenaron
con li lor passati!”.
Le due discipline si incontrarono nuovamnete in epoca
rinascimentale grazie al recupero dei testi classici. Le traduzioni di Galeno ,
Aristotele e Platone diventarono spunto di nuove speculazioni scientifiche, di
ricerca e confronto. Grazie al crescente antropocentrismo e a una visione piu’
laica della scienza che permetteva la dissezione anatomica, si assiste ad una
vera e propria rivoluzione: quegli stessi testi e dogmi che avevano fondato il
sapere medico per circa un millenio venivano a sgretolarsi. Nuove teorie
fondate sull’esperienza si sotituivano ai blocchi ideologici del passato. Il
grande capolavoro di Vesalio (1514-1564) De Humani Corporis Fabrica , testo che
presentava tavole anatomiche estremamnete realistiche , insieme ai testi di Harvey (1578-1657) e di altre
figure chiave di questo periodo costituivano ormai le basi del sapere medico.
Dal Seicento in
poi con la nascita del metodo scientifico e le nuove scoperte, la filosofia
e lo studio dei classici non è più necessario, si studia solo ciò che è
evidente, prima il corpo, poi la fisiologia, poi la malattia.
Quest'ultima prende il sopravvento sull' uomo, e nell' Ottocento il medico
scienziato ne definisce con precisione le caratteristiche cliniche,
Laennec, l'eziologia, Koch, e la sua sede, Bischat e Virchow. Le poche figure
dei medici “eretici” , come quella di Paracelso (1493-1541) che si proclamava
filosofo della natura e medico, non erano riuscute ad opporsi o ad integrarsi
al sapere scientifico.
Il medico si abitua ad osservare l'uomo attraverso spesse
lenti di ingrandimento dimenticando il suo contesto socio culturale ,
ambientale e psicologico. E sebbene la medicina del Novecento, con la
psicanalisi, si sia arricchita di un nuovo approccio al paziente che vede
al centro dei suoi studi la psiche , manca ancora una visione olistica,
per la quale lo studio della filosofia ricopre un ruolo fondamentale.
In risposta a queste esigenze, nel contesto della medicina
occidentale, nasce la contemporanea medicina narrativa, nella quale il paziente
viene visto a tutto tondo , si lascia ampio spazio al dialogo e alla sua
storia, nella consapevolezza che la sua vita in tutte le sue sfacettature
può influire sulla sua salute.niente di nuovo , Ippocrate , Galeno , Avicenna,
come molti altri l'avevano già intuito!
Filosofia quindi, attuale più che mai, non solo al fine di
migliorare la clinica, ma come propone un recente articolo di R.Brawel,
professore del dipartimento di anatomia e biologia cellulare nell'università
McGill di Montreal, come ritorno a un nuovo modo di pensare, che si oppone a
quel riduzionismo scientifico tipico della medicina moderna.
Alla luce di queste considerazioni emerge la necessità di una
nuova dialettica fra le due discipline e per rispondere all' iniziale domanda
sul ruolo che la filosofia debba ricoprire nel curriculum del medico, la
risposta può essere trovata nelle parole di Natoli "Il medico, che
costringe lo scienziato che è in lui alla coscienza dei suoi limiti, che non
lascia sussistere nell' ovvietà il non indagato e che nella riflessione affida
il comando al filosofo che è in lui , potrebbe trovare per tutti la via
d'uscita dalla prigione del ristretto pensiero intellettuale, di fronte ai
pericoli mortali dei risultati tecnologici e dei fuochi fatui"
Carmichael M., Med-School Makeover, August 21, 2006, Newsweek International, International Edition
Bibliografia
Agrimi J., Crisciani C., Malato Medico e Medicina nel Medioevo, Loescher,
Torino 1980
Cosmacini G., Il mestiere di medico,Raffaello Cortina Editore, Milano 2000
Descartes R., Discorso sul metodo, Mursia, Milano 1997
Lippi D.,Baldini M., La medicina: gli uomini e le teorie , Clueb, Bologna 2000
Van Der Eijk P., Medicine and Philosophy in Classical Antiquity: Doctors and Philosophers on Nature, Soul, Health and Disease, Cambridge 2005
Brawer J.R., The value of a philosophical perspective in teaching medical sciences, Medical Teacher, Taylor & Francis, Volume 28, Number 5 / August 2006, p.p. 472-474
Pubblicato su " La Storia delle cose " edizione Speciale G8 Aprile 2009
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